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San Giustino Umbro

La strada di Bocca Trabaria è ancora oggi un’importante via di transito dalla Toscana per le Marche. Fu costruita a partire dal 1830 e si snoda con un percorso straordinariamente panoramico e con dei tornanti vertiginosi su per la costa del monte. Passato il valico, di circa 1000 metri, tutto immerso nel silenzio di una montagna aspra quale sanno essere gli Appennini, la strada tocca Lamoli, dov’è l’Abbazia di S. Michele Arcangelo, quindi Borgo Pace, Mercatello, Urbania, accompagnando il Metauro e ricongiungendosi alla Flaminia. La strada fu percorsa da Giuseppe Garibaldi nella sua fuga da Roma dopo la caduta della Repubblica Romana, nel 1849, e, a ricordo dell’avvenimento, una lapide è stata posta sulla casa cantoniera lungo la strada.
Nel punto in cui, a valle, la strada si innesta sulla Statale tiberina che collega l’Umbria con la Romagna, si trova San Giustino, cittadina di confine tra la Toscana e l’Umbria, importante più che altro per la sua posizione e per la coltivazione del tabacco, un tempo attività economica di primaria importanza. E’ un borgo che ha avuto un notevole sviluppo urbanistico negli ultimi anni. Il centro sociale e commerciale, con il Palazzo del Municipio, si trova lungo la statale tiberina, ma c’ è un piccolo, appartato nucleo più antico nascosto da un castello che è il vanto di questo paese, comune dal 1827.
San Giustino ha una storia modesta, che parte però da lontano, e mai autonoma completamente perché quasi sempre nell’orbita di Città di Castello. Ha vissuto direttamente o indirettamente le vicende storiche dell’Italia centrale, al confine fra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana, tra i quali, poco lontano, fiorì anche la libera Repubblica di Cospaia, luogo di contrabbandieri, fino al 1826. Conteso per la sua posizione, fu teatro di colpi di mano, stanza di eserciti che andavano e venivano dalla Toscana e dallo Stato Pontificio, al comando di spregiudicati signori e capitani di ventura.
Il paese è sostanzialmente una villa romana, una pieve, un castello e una poetessa.
Nel territorio di San Giustino, in località Pitigliano, ci sono i resti della Villa di Plinio il Giovane, scrittore romano del 1° sec. d. C., che la descrisse ampiamente in una lettera all’amico Apollinare, e ricco proprietario di un latifondo nella Valtiberina.
La Pieve testimonia invece una lunga continuità di vita dall’Alto Medioevo. Dedicata a San Giustino, da cui il paese ha tratto il nome, la sua esistenza è anteriore al 1000, come risulta da documenti degli imperatori carolingi, e si trovava nella corte di Melisciano, lungo un antichissimo tracciato sulla riva sinistra del Tevere. Della Pieve di Melisciano rimane adesso una bella cripta.
Quanto al castello, gli storici locali ne individuano l’esistenza in alcuni ruderi sul colle di Castiglione, nelle immediate vicinanze della cittadina, più volte citato fino al 1293. Distrutto durante le lotte faziose del Medio Evo, per la difesa del paese fu poi eretta in pianura una fortezza, presidio e rifugio in tempo di guerra. Fu affidata alla nobile famiglia Dotti, fuoriuscita da Sansepolcro e stabilitasi a Città di Castello. Il nuovo castello ha avuto, naturalmente, varie vicende costruttive. Alla fine del 1400 l’architetto Mariano Savelli iniziò la ricostruzione del fortilizio per conto di un esponente della ricca e potente famiglia Bufalini, originaria del luogo. Nel ‘500 i Bufalini si diedero con passione ad abbellirlo per renderlo luogo di soggiorno principesco più che una roccaforte militare. C’è addirittura chi attribuisce al Vasari i miglioramenti del palazzo che adesso, con una aerea loggia sulla fronte, si presenta ben inserito nel bel giardino e nel paesaggio circostante. Altre modifiche non invasive furono apportate nei secoli successivi. La decorazione interna delle stanze, che rende il palazzo un vero museo, si deve al pittore Cristofano Gherardi di Sansepolcro (1500-1556), discepolo di Raffaellino dal Colle e amico dello stesso Vasari.
Il castello è descritto in un bel sonetto di Francesca Turini (1551-1642), nata da una nobile famiglia di Sansepolcro, sposa di Giulio Bufalini. La Turina scrisse, secondo lo stile del tempo, poesie non ingenue che tradiscono una buona educazione letteraria e uno studio attento della forma. Esse riflettono l’amore per il marito ed il suo mondo, e una sensibilità aperta alle esperienze mondane e letterarie della più grande Città di Castello, e di Roma, dove i Bufalini erano di casa.

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Scheda curata da Giuliana Maggini

Il passo di Bocca Trabaria Il passo di Bocca Trabaria
Panorama di San Giustino Panorama di San Giustino
Scavi della villa di Plinio Scavi della villa di Plinio
Scavi della villa di Plinio Scavi della villa di Plinio
Cripta della Pieve di Melisciano Cripta della Pieve di Melisciano
Il Castello Bufalini Il Castello Bufalini
Il Castello Bufalini, veduta notturna Il Castello Bufalini, veduta notturna