Città di Castello
Centro agricolo, commerciale e industriale, sede di diocesi
fin dal Medio Evo, è una delle città più importanti dell’Umbria, centro di
riferimento per le attività economiche e culturali dell’intera area dell’Alta
Valle del Tevere. L’agricoltura ha ancora nella coltivazione del tabacco la
principale produzione. L’industria si caratterizza per le aziende
metalmeccaniche e per la produzione di mobili in stile; il settore delle
tipografie porta il segno del valore di una grande tradizione che risale al
secolo XVII. Nell’ultimo censimento ha registrato 40.630 abitanti.
Di origini umbre, la sua storia è documentata con l’occupazione romana e con la
nascita del municipio di Tifernum Tiberinum (II sec. d. C.), ricordato da Plinio
il Giovane, che possedeva in vallata una villa. I suoi abitanti son chiamati
Tifernati o Castellani, perché nel X secolo il centro cittadino, dopo essere
stato chiamato Castrum Felicitatis in epoca bizantina, ha preso la denominazione
di Civitas Castelli, da cui deriva l’attuale. La distruzione della città
ordinata da Totila nel 542 ha i contorni della leggenda, così come è scarsamente
documentata la diffusione del Cristianesimo. Sotto il pontificato di Gregorio
Magno e tra VI e VII secolo la diocesi si organizza sotto l’impulso del vescovo
Florido, a cui - insieme ad Amanzio – si affida la protezione della città, che
nel Medio Evo vede sviluppare il nucleo storico, erigere la cinta muraria,
realizzare i grandi progetti di edilizia religiosa (la Cattedrale, S. Francesco,
S. Domenico) e civile (Palazzo dei Priori e Palazzo del Podestà).
È rinascimentale l’immagine del centro storico, protetto dalla cerchia delle
mura punteggiate da quattro porte (S. Maria, S. Florido, S. Giacomo, S. Egidio),
ricco di numerosi edifici civili di pregio, a cominciare dai quattro palazzi
fatti costruire, nei quattro rioni, dai Vitelli, che in nome del potere
ecclesiastico furono signori della città tra Quattrocento e Cinquecento, età di
splendore artistico che vide la presenza dell’opera di grandi artisti come Luca
Signorelli e Raffaello Sanzio.
Il dominio dello Stato della Chiesa, dal XVI secolo all’11 settembre 1860, ha
bloccato lo sviluppo della città che a metà del Novecento non è diversa
dall’immagine disegnata nella mappa dell’abate Titi (sec. XVII). Negli ultimi
sessant’anni la città di espande lungo la vallata del Tevere, a nord verso San
Giustino, a est verso il Santuario di Belvedere, a ovest verso il Santuario di
Canoscio. Diventa uno dei centri più importanti della regione, non solo perché
ospita aziende industriali di primo piano, ma anche perché è sede di istituzioni
culturali come la splendida Pinacoteca, ospitata nel vasariano Palazzo Vitelli
alla Cannoniera, l’originale Museo Diocesano, che custodisce il prezioso
Paliotto in argento sbalzato del XII secolo, e la Fondazione Alberto Burri
(1915-1995): le opere del grande maestro dell’informale europeo sono esposte in
due musei, nel quattrocentesco Palazzo Albizzini e negli ex Seccatoi del
Tabacco.

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breakfast, dell’Alto Metauro può raggiungere Sansepolcro in meno di 60
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Scheda curata da Matteo Martelli
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Panorama del centro storico |
Scorcio del centro storico |
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Palazzo Vitelli alla Cannoniera |
Una sala della pinacoteca |
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Fondazione Burri
Ex Seccatoi del Tabacco |
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